Il Capsico è una pianta originaria delle zone tropicali dell'America che venne esportata e poi coltivata nel resto del mondo, iniziando così la creazione di nuovi ibridi.
La parte utilizzata in tecnica erboristica è la bacca (senza semi) contiene capsaicinoidi tra cui la capsaicina, un olio volatile (acidi grassi, pirazine, limonene, cariofillene, nerale), caroteni, vitaminaB2, A e C, acidi malonico e citrico, un olio resina (capsorubina, capsantina, zeaxantina, beta-criptoxantina), quercitina e esperidina.
La Capsaicina è la sostanza estratta da numerose varietà del genere Capsicum: C.annum (paprica); C.frutescens (peperoncino rosso di cajenna); C.acuminatum ecc. L'azione della capsaicina è data dalla sua struttura chimica (4-idrossi-3-metossibenzilico), in più dai legami (doppi legami) e dalla lunghezza della catena alchilica, ciò aumenta o riduce la sua intensità di desinsibilizzazione.
Studi sperimentali ed epidemiologici suggeriscono che l'assunzione di Capsico essiccato può ridurre o prevenire l'ulcera gastroduodenale. La dose di Capsico essiccato consigliata e di 2,5gr, al dì, somministrata però in capsule di gelatina (0,5gr per capsula) da assumere prima dei pasti principali, per 3 settimane.
Assunzioni di estratti di Capsico aiuta anche in caso di malattie cardiovascolari, artrite, gotta e applicazioni esterne per reumi e calvizie.
Il peperoncino, però, può anche causare problemi respiratori (maggiore sensibilità alla tosse) in persone allergiche, interagisce con farmaci a base di teofillina (espettoranti anti-asmatici) aumentandone assorbimento e biodisponibilità, e con farmaci inibitori dell' ACE (antipertensivi, inibitori dell'agiotensina 1-2). L'uso prolungato può causare peristalsi intestinale continua, dunque, coliche intestinali o epatiche e diarrea. L'uso di Capsico è sconsigliato in pazienti che soffrono di sensibilità emorroidale e prostatica.
Prima dell'assunzione di estratti a base di Capsico è consigliato il controllo del medico curante.
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