La propoli è un elaborato resinoso prodotto da diversi tipi di Apis (millifera l., A. ligustica, A. fasciata, ecc.).
Le api prelevano dai rivestimenti fogliari, dai germogli e dalle cortecce le sostanze cerose e resinose che poi elaborano con l'aggiunta di cera, polline ed enzimi salivari, affinché si crei una poltiglia appiccicosa che viene poi trasportata (mediante le zampette posteriori) e depositata all'ingresso dell'alveare, ed usata poi, per restringerne il passaggio (per ostacolare eventuali predatori) o per riparare e cementare possibili fori, o per mummificare cadaveri di altri insetti o altre api, o per evitare la germogliazione di semi.
Le api prelevano queste sostanze cerose/resinose da alberi tipo betulla, pioppo, ontano, pino, ippocastano ecc..
La raccolta della propoli coincide con la pulizia dell'arnia e la raccolta del miele, ma in genere in un anno la produzione di proporli non supera comunque i 300gr per arnia.
L'uso della propoli era ben noto anche agli antichi egiziani, che la utilizzavano per mummificare i cadaveri, ma anche gli antichi romani la conoscevano bene infatti in Naturalis historia un trattato naturalistico in forma enciclopedica scritto da Plinio il Vecchio, si parla in maniera abbastanza estesa di questa resina prodotta dalle api ed utilizzata poi nella cura di ulcere e ferite cutanee.
La composizione chimica della propoli: varia in base alla stagionalità e alla provenienza. Contiene terpeni, oli essenziali, acidi grassi per il 50% (palmitico, oleico, lignocerico, stearico, ecc), polline, 5% flavonoidi (crisina) e flavanoli (galangina, quercitina )